– Signora – rispose il signor Micawber, con un inchino – voi siete molto buona. E che fai ora, Copperfield? Sei sempre nel commercio dei vini?
Io ardevo dal desiderio di condur via il signor Micawber; e risposi, col cappello in mano e certo, col viso pieno di rossore, che ero studente alla scuola del dottor Strong.
– Studente? – disse il signor Micawber, inarcando le sopracciglia. – Sono straordinariamente felice d’apprenderlo. Benché uno spirito come quello del mio amico Copperfield – a Uriah e alla signora Heep – non richieda quella coltura che, senza la sua conoscenza degli uomini e delle cose richiederebbe, pur nondimeno è un suolo ricco e fecondo di vegetazione nascosta... insomma – disse il signor Micawber, sorridendo, con un altro trasporto confidenziale – è un intelletto capace di farsi una cultura classica del più alto grado.
Uriah, avviticchiandosi le lunghe mani l’una sull’altra, fece una spettrale contorsione dalla cintura in su, per manifestare il suo concorso in questo giudizio.
– Vogliamo andare a trovare la signora Micawber, signor Micawber? – dissi per strapparlo di lì.
– Se vuoi favorirmi, Copperfield – rispose il signor Micawber, levandosi. – Non mi perito di confessare, in presenza di questi nostri amici, che io sono una persona che ha, per molti anni, lottato contro l’urgenza di necessità pecuniarie d’ogni sorta. – Ero certo che egli avrebbe detto qualche cosa di questo genere; si vantava sempre delle sue difficoltà pecuniarie. – A volte son stato superiore alle mie difficoltà. A volte le mie difficoltà m’hanno.
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