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      Il signor Micawber fu d’un’indicibile giovialità. Non l’avevo visto mai pieno di tanta festevolezza. Dopo il ponce, la faccia gli risplendeva, come se fosse stata tutta quanta verniciata. Parlando della città, egli prese un tono allegro e sentimentale, e brindò alla sua prosperità; osservando che lui e la moglie vi avevano passato dei giorni incantevoli, e che non avrebbero mai dimenticato le ore felici di Canterbury. Brindò a me dopo; e lui, e la signora Micawber, e io parlammo della nostra prima conoscenza, e durante i discorsi, vendemmo di nuovo tutta la loro proprietà. Allora io brindai alla signora Micawber; a ogni modo dissi modestamente: «Se mi permettete, signora Micawber, io ora avrò il piacere di bere alla salute vostra, signora». Dopo di che, il signor Micawber pronunciò un elogio del carattere della signora Micawber, dicendo che ella era stata la sua guida, la sua ispiratrice e l’amica, e che mi augurava, quando sarebbe arrivata l’ora di ammogliarmi, di sposare una donna simile, se una donna simile fosse stato possibile trovare.
      Finito il ponce, il signor Micawber diventò anche più affettuoso e gioviale.
      Salito a bella altezza anche l’animo della signora Micawber, ci mettemmo a cantare: «Tutti allegri, cari amici». Quando arrivammo a «To’ la mano, caro amico», ci stringemmo le mani a traverso la tavola; e quando dichiarammo di voler prendere «Per la balza sotto il fico», senza neppur capire che volesse significare, eravamo veramente commossi.
      In conclusione, non avevo visto mai nessuno più completamente allegro del signor Micawber in quella sera, fino all’ultimo momento, allorché diedi un addio cordiale a lui e alla sua amabile moglie.


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David Copperfield
di Charles Dickens
pagine 1261

   





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