Credo d’essere una persona di buon senso – credo, guardando al passato, intendo – e certo modesta e pure tutto questo si svolge nel modo che ho detto!
Arrivo alla casa incantata, piena di lumi, di chiacchiere, di musica, di fiori, di ufficiali (mi rattristo vedendoli), e della maggiore delle signorine Larkins, che è uno splendore di bellezza. Ella è in azzurro, con fiori azzurri nei capelli – nontiscordardimé, come se ci fosse la minima necessità di portare dei nontiscordardimé!
È la prima serata di adulti alla quale io sia stato invitato; e mi sento un po’ a disagio; sembra ch’io non appartenga a nessuno, e nessuno sembra ch’abbia nulla da fare con me, eccetto il signor Larkins, che mi chiede notizie della salute dei miei compagni di scuola, cosa che non dovrebbe fare, perché non sono andato lì per essere insultato.
Ma dopo che sono stato per qualche tempo presso la porta a pascer gli occhi della dea del cuor mio, ella mi si avvicina – lei, la maggiore delle signorine Larkins! – e mi chiede, dolcemente, se ballo.
Balbetto con un inchino:
– Con voi, signorina Larkins.
– Con nessun’altra? – chiede la signorina Larkins.
– Io non avrei alcun piacere a ballare con un’altra.
La signorina Larkins ride e arrossisce (o credo che arrossisca), e dice:
– Non per questo giro, ma per l’altro, sarò lietissima.
Il tempo arriva.
– È un valzer, credo – osserva dubbiosa la signorina Larkins, quando io mi presento. – Ballate il valzer? Se no, il capitano Bailey...
Ma io ballo il valzer (piuttosto bene, anche, a quanto sembra), e ottengo la signorina Larkins.
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