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      La tolgo con austerità dal fianco del capitano Bailey, che ne rimane intimamente angosciato, non ne ho il minimo dubbio. Ma che importa? Anch’io ho sofferto moltissimo. Io ballo il valzer con la maggiore delle signorine Larkins. Non so dove, fra chi, o per quanto tempo. So soltanto che nuoto nello spazio, con un angelo azzurro, in uno stato di beata ebbrezza, finché mi trovo solo con lei in una salettina, a riposare su un divano. Ella ammira il fiore (la rosea camelia del Giappone, pagata mezza corona), che porto all’occhiello. Gliela dò, e dico:
      – La cedo a carissimo prezzo, signorina Larkins!
      – Veramente! E che volete? – risponde la signorina Larkins.
      – Uno dei vostri fiori, per custodirlo come un avaro il suo tesoro.
      – Voi siete un ragazzo audace – dice la signorina Larkins. – Ecco.
      Ella me lo dà con piacere; e io me lo porto alle labbra, e poi sul seno. La signorina Larkins, ridendo, infila la mano nel mio braccio e dice:
      – Ora riconducetemi dal capitano Bailey. Sono smarrito nel ricordo di questo delizioso colloquio, e del valzer, quando ella torna di nuovo da me, a braccetto di un signore alla buona, abbastanza attempato, e dice:
      – Oh, ecco il piccolo temerario! Il signor Chestle vuole conoscervi, signor Copperfield.
      Comprendo subito ch’egli è un amico della famiglia, e sono assai lusingato.
      – Ammiro il vostro gusto, signore – dice il signor Chestle. – Esso vi onora. Immagino che voi non v’interessiate molto ai luppoli; ma io non sono che un coltivatore di luppoli; e se mai vi venisse il ticchio di passare per quelle parti.


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David Copperfield
di Charles Dickens
pagine 1261

   





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