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      Se tu facessi un viaggetto? Se andassi laggiù di nuovo, per esempio, a vedere quella... quella strana donna dal nome barbaro? – disse mia zia, stropicciandosi il naso, perché a Peggotty non poté mai completamente perdonare il nome.
      – Questa è una magnifica idea, zia.
      – Bene – disse mia zia – è una fortuna che piaccia anche a me. Ma è naturale e ragionevole che a te debba piacere. E io son persuasa, Trot, che in tutto ciò che farai sarai naturale e ragionevole.
      – Lo spero, zia.
      – Tua sorella, Betsey Trotwood – disse mia zia – sarebbe stata naturale e ragionevole come nessuna mai. Tu sarai degno di lei, spero.
      – Spero d’esser degno di voi, zia. Questo mi basterà.
      – È una fortuna che quella povera cara piccina di tua madre non sia viva – disse mia zia, con uno sguardo di approvazione; – se no, a quest’ora, sarebbe così orgogliosa di suo figlio, che la testolina le girerebbe completamente, se gliene fosse rimasto ancora un tantino da far girare. (Mia zia si scusava sempre della propria debolezza per me, con l’addossarla così alla mia povera madre). – Dio ti benedica, Trotwood, come me la rammenti perfettamente!
      – Piacevolmente, spero, zia.
      – È lei precisa, Dick – disse mia zia, con forza – precisamente come era lei in quel pomeriggio, prima di cominciare a soffrire. Cielo! È lei precisa, come un occhio somiglia all’altro.
      – Davvero? – disse il signor Dick.
      – E preciso Davide anche – disse mia zia risolutamente.
      – Davide preciso – disse il signor Dick.
      – Ma ciò che voglio che tu sia, Trot – ripigliò mia zia – non intendo fisicamente, ma moralmente; fisicamente sei bene in gambe.


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David Copperfield
di Charles Dickens
pagine 1261

   





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