M’era molto disagevole; ma tenni duro, perché sentivo che era la maniera di mostrare una dignità di persona adulta.
– Andate a Londra, signore? – disse il cocchiere. – Sì, Guglielmo – dissi con accento di condiscendenza (io lo conoscevo). – Vado a Londra. E dopo andrò nel Suffolk!
– A caccia, signore? – disse il cocchiere. Egli sapeva, precisamente come me, che in quella stagione era parimenti probabile che andassi alla pesca delle balene; ma, ad ogni modo, mi sentii solleticato.
– Non so – dissi, assumendo un’aria indecisa – se tirerò o no qualche colpo.
– Si dice che gli uccelli si sian fatti molto timidi – disse Guglielmo.
– Eh, già! – io dissi.
– Siete della contea di Suffolk, signore?
– Sì – dissi con tono d’importanza – sono della contea di Suffolk.
– Si dice che gli gnocchi siano squisiti, laggiù – disse Guglielmo.
Non ne sapevo nulla; ma stimai necessario sostenere il lustro delle istituzioni del mio paese, e di mostrarmene familiare; così scossi il capo, come a dire: «Qual dubbio?».
– E i puledri? – disse Guglielmo. – Quelle son bestie! Un puledro del Suffolk, quando è buono, vale il suo peso in oro! Voi, signore, non avete mai allevato puledri del Suffolk?
– N... no – dissi – veramente no!
– Ecco un signore qui dietro – disse Guglielmo – che me ha allevati chi sa quanti all’ingrosso!
Il signore al quale si alludeva era un uomo da un occhio guercio poco attraente e un mento molto prominente, dal cappello alto e bianco su una falda esigua e piatta e i calzoni color tabacco così stretti alle gambe, che sembravano energicamente abbottonati sulle due costure, dalle scarpe sino ai fianchi.
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