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      Andammo alla Croce d’Oro a Charing Cross, allora una specie di albergo muffito in un quartiere soffocante. Un cameriere mi condusse nella sala del caffè e una cameriera mi condusse in una piccola camera da letto, che odorava come una carrozza da nolo, ed era tutta chiusa come un sepolcro per famiglia. Ero ancora penosamente conscio della mia giovinezza, perché nessuno aveva alcun rispetto per me: la cameriera si mostrò assolutamente indifferente a qualunque mia opinione su qualunque soggetto, e il cameriere si permise di aver con me un atteggiamento familiare offrendomi consigli a tutto spiano.
      – Bene – disse il cameriere in tono della massima confidenza – che vorreste per desinare? Ai giovanetti, in generale, piace molto il pollame: Pigliate un pollo.
      Io gli dissi, con la maggiore maestà possibile, che non avevo voglia di pollo.
      – No, i giovanetti in generale, sono stufi del manzo e del castrato; pigliate una costoletta di vitello.
      Consentii a questa proposta, non sentendomi in grado di suggerire altro.
      – Certo, senza patate – disse il cameriere, con un sorriso insinuante e la testa da un lato – i giovanetti, in generale, sono stufi di patate.
      Gli ordinai col mio tono più grave di ordinare una costoletta di vitello con patate, e di domandare al padrone se vi fossero lettere per il signor Trotwood Copperfield... Sapevo che non ce ne erano e non ce ne potevano essere, ma pensavo che mi conferiva dignità aver l’aria di attenderle.
      Presto egli tornò per dire che non ce ne erano (cosa che mi sorprese molto) e cominciò a stendere la tovaglia per il mio desinare su una tavola presso al fuoco.


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David Copperfield
di Charles Dickens
pagine 1261

   





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