Ne ebbi un esempio prima che il desinare fosse finito. Parlando con la signora Steerforth della mia intenzione d’andare laggiù nel Suffolk, dissi a caso come sarei stato contento, se Steerforth avesse voluto accompagnarmi; e spiegando a Steerforth che intendevo di visitare la mia vecchia governante e la famiglia del signor Peggotty, gli rammentai il barcaiuolo da lui veduto a scuola.
– Ah! quel brav’uomo! – disse Steerforth. – Aveva un figliuolo con lui, ricordi?
– No. Era suo nipote – risposi – ma l’ha adottato come figlio, però. Ha anche una graziosissima nipotina, che ha adottato come figlia. Insomma, la sua casa (o meglio il suo battello, perché abita in un battello, sulla terraferma) è piena di gente che è oggetto della sua bontà e della sua generosità. Ti farà un gran piacere vedere quella casa.
– Credi? – disse Steerforth. – Bene, lo credo anch’io. Vedrò quel che si può fare. Mette conto di fare un viaggetto (senza contare il piacere di un viaggio con te, Margheritina) per vedere insieme della gente di quella specie, e starci un po’ insieme.
Il mio cuore sussultò con una nuova speranza di piacere. Ma la signorina Dartle, i cui occhi scintillanti ci avevano sempre vigilati, esclamò, riguardo al tono con cui egli aveva parlato di gente di quella specie:
– Oh, ma veramente? Ditemi. Veramente sono?...
– Sono che?... – disse Steerforth.
– Gente di quella specie? Sono veramente animali bruti, ed esseri d’altra natura? Mi piacerebbe tanto di sapere...
– Ebbene, v’è certo un gran divario fra essi e noi – disse Steerforth, con indifferenza.
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