– Non si può pretendere ch’essi siano sensibili come siamo noi. Non si urta e non si ferisce con gran facilità la loro delicatezza. Sono straordinariamente virtuosi, ammetto. Alcuni lo sostengono, e io non intendo contraddirli; ma non hanno molta finezza di sentimenti, e buon per loro, che, avendo la pelle scabra, non s’intaccano facilmente.
– Veramente! – disse la signorina Dartle.
– Nulla m’avrebbe fatto più piacere di questo! È una consolazione. È così bello sapere, che quando soffrono, non sentono. A volte, mi piangeva il cuore a pensare al destino di gente di quella specie, ma ora non ci penserò più affatto. Vivere è imparare. Avevo i miei dubbi, confesso, ma ora sono risolti. Non lo sapevo, e ora lo so: ecco l’utilità del domandare... no?
Credevo che Steerforth avesse detto ciò che aveva detto per scherzo, o per far parlare la signorina Dartle; e m’aspettavo che m’avrebbe detto così, quando ella se ne fosse andata. Ma rimasti noi due soli accanto al fuoco, egli mi chiese soltanto che impressione m’avesse fatto la signorina Dartle.
– Essa è molto fine, non è vero? – domandai.
– Fine? Porta ogni cosa alla moda – disse Steerforth e l’affila, com’essa s’è affilato il viso e la persona da tanti anni. S’è logorata con l’affilarsi continuamente. È una lama di rasoio.
– Che grossa cicatrice ha sul labbro! – dissi
Il volto di Steerforth, che tacque per un momento, si abbuiò.
– Il fatto sta – egli rispose – che gliel’ho fatta io.
– Per disgrazia?
– No. Ero ragazzo, mi fece perdere la pazienza, e le scagliai contro un martello.
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