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      Dovevo essere un angioletto molto prepotente!
      Ero profondamente rattristato d’aver toccato quel tasto, ma era troppo tardi.
      – Come hai visto, d’allora le è rimasto quel segno – disse Steerforth – e se lo porterà fino all’ultimo riposo, se mai ella riposerà; perché stento a credere che riposerà mai. Era la figlia unica d’un certo cugino di mio padre. Morto quel cugino, mia madre, che era rimasta vedova, se la prese qui per avere una compagnia. Ha un paio di migliaia di sterline di suo, e ne risparmia l’interesse ogni anno per aggiungerlo al capitale. Ecco, se la vuoi sapere, la storia della signorina Dartle.
      – E io non dubito che ti voglia bene come a un fratello – dissi.
      – Oh! – disse Steerforth, contemplando il fuoco. – Vi sono dei fratelli ai quali non si vuol molto bene; e altri che si voglion bene... ma sèrviti, Copperfield. Brinderemo alle margheritine dei campi, in tuo onore, e ai gigli della valle che non lavorano e non filano, in mio onore... per maggior mia vergogna. – Un amaro sorriso che gli s’era sparso sul volto si dileguò, mentr’egli diceva questo allegramente, e ridiventava il cordiale e simpatico amico che conoscevo.
      Quando ci recammo a prendere il tè, non potei fare a meno di osservare la cicatrice con pietoso interesse. Notai subito che era la parte più sensibile del viso della signorina. Quando ella impallidiva, il primo a cambiar di colore era quel segno, che diventava quasi una fosca striscia di piombo, e si allungava in tutta la sua estensione, come una traccia d’inchiostro simpatico avvicinata al calore.


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David Copperfield
di Charles Dickens
pagine 1261

   





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