Dio sa che sottoscrivevo a questa affermazione con tutto il cuore. Lo sapeva anche lei, perché la solennità dei suoi modi già s’attenuava verso me, tranne quando ella parlava in lode di lui, perché allora assumeva sempre un’aria di solenne alterezza.
– Veramente non era una scuola degna di mio figlio – ella disse – tutt’altro. Ma v’erano allora delle circostanze particolari da considerare, di maggiore importanza della scelta della scuola. Il carattere indipendente di mio figlio rendeva necessario ch’egli fosse messo con qualcuno che ne sentisse la superiorità e fosse disposto a inchinarlesi: e l’uomo che ci occorreva fu trovato lì.
Già lo sapevo, ché lo conoscevo; ma non per questo sentii maggior disprezzo per lui. Se avessi potuto concedergli un’attenuante, gliel’avrei concessa appunto perché non aveva saputo resistere all’irresistibile fascino di Steerforth.
– La gran capacità di mio figlio fu in quella scuola stimolata da un sentimento di emulazione volontaria e di consapevole orgoglio – continuò a dire l’appassionata madre. – Egli si sarebbe ribellato contro ogni costrizione; ma si trovò ad essere il monarca del luogo, e alteramente si propose d’esser degno di quel grado. E non poteva essere diversamente.
Io feci eco, con tutto il cuore e tutta l’anima, che non poteva essere diversamente.
– Così mio figlio, di sua propria volontà e senza alcuna spinta, si mise a capo di tutti, cosa che farà sempre, quando vorrà, lasciandosi in dietro ogni concorrente – ella proseguì. – Mio figlio m’ha raccontato, signor Copperfield, che voi gli foste sempre devoto, e che quando lo incontraste ieri, piangeste di commozione.
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Steerforth Mio Copperfield
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