Puerilmente mi domandai perché non l’avessero sospesa in qualche altra parte, invece di cacciarmela lì. Per liberarmi di Rosa Dartle, mi spogliai rapidamente, spensi il lume, e mi misi a letto. Ma mentre pigliavo sonno, non potevo dimenticare ch’ella era ancora lì a guardarmi: «Ma veramente, proprio così? Io voglio sapere»; e quando mi svegliai la notte, m’accorsi che in sogno m’ero affannato a domandare a persone d’ogni condizione se veramente fosse così e non così – senza saper che m’intendessi.
XXI.
L’ EMILIETTA
In quella casa c’era un domestico, che, di solito, come potei capire, accompagnava Steerforth. Era stato da lui assunto in servizio a Oxford, ed era all’aspetto un modello di rispettabilità. Credo che non sia mai esistito un uomo della sua condizione d’aspetto più rispettabile. Era taciturno, dal passo morbido e leggero, calmo di modi, deferente, attento, sempre presente quando si aveva bisogno di lui, sempre assente quando di lui non si aveva bisogno; ma la sua grande caratteristica era la rispettabilità. Non aveva il volto mobile, anzi aveva il collo piuttosto rigido, e la testa stretta e liscia, con capelli corti pendenti sulle orecchie, e il vezzo speciale di bisbigliare la lettera s così distintamente, che sembrava la usasse più spesso degli altri; ma ogni tratto suo speciale diventava in lui rispettabilità. Avesse avuto il naso a rovescio, egli l’avrebbe fatto diventare rispettabile. Si circondava d’un’atmosfera di rispettabilità, e vi si moveva sicuro. Sarebbe stato quasi impossibile di sospettarlo di qualche cosa di male: era così perfettamente rispettabile.
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Rosa Dartle Steerforth Oxford
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