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      Steerforth, che era molto allegro, era andato a fare una passeggiata sulla spiaggia prima che io m’alzassi, e aveva fatto conoscenza, mi disse, con la metà dei pescatori del luogo. Inoltre, aveva veduto, di lontano, quella che certamente era l’autentica abitazione del signor Peggotty, col fumo che usciva dal camino; e aveva per un momento avuto l’idea, mi narrò, di andare a presentarsi giurando che fossi io, cresciuto tanto da non esser più riconoscibile.
      – Quando pensi di presentarmici, Margherita? – egli disse. – Io sono a tua disposizione. E tu preparati.
      – Pensavo che sarebbe opportuno stasera, Steerforth, quando tutti saranno raccolti intorno al fuoco. Mi piacerebbe che tu vedessi quel luogo nella sua intimità. È così singolare.
      – Benissimo – rispose Steerforth – questa sera.
      – Non li avvertirò affatto che noi siamo qui, sai – dissi con compiacenza. – Noi dobbiamo far loro una sorpresa.
      – Oh, naturalmente. Non ci divertiremo – disse Steerforth – se non li sorprenderemo. Bisogna veder gl’indigeni nelle loro condizioni aborigene.
      – Benché non siano di quella specie che tu credi – risposi.
      – Ah, sì! Tu alludi alla mia discussione con Rosa, non è vero? – egli esclamò con un vivo sguardo. – Che Dio la maledica, io ho quasi paura di lei. Mi fa l’effetto d’uno spirito maligno. Ma non ci badare. E ora che si fa? Si va a visitare la tua governante, immagino.
      – Ebbene, sì – dissi – debbo vedere Peggotty prima di tutti.
      – Bene – rispose Steerforth, consultando l’orologio. – Se io ti concedessi un paio d’ore per intenerirti e piangere a tuo agio?


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David Copperfield
di Charles Dickens
pagine 1261

   





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