Pagina (444/1261)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

     
      – Ma in nome del Cielo a chi appartieni naturalmente? – egli disse. – E che è mai il tuo «sembra» in confronto di questo?
      E così fu stabilito.
      Egli si mostrò delizioso fino all’ultimo, e alle otto uscimmo per avviarci al battello del pescatore Peggotty. Veramente il fascino delle maniere di Steerforth diventava più forte a misura che le ore passavano: io credevo allora, e non ne ho alcun dubbio ora, che la consapevolezza del successo nel suo proposito di piacere, gli ispirasse una nuova delicatezza di sensibilità, e gliela rendesse, sottile com’era, sempre più fine e penetrante. Se qualcuno m’avesse detto, allora, che tutto non era che un bel giuoco sostenuto da un’eccitazione momentanea, per l’occupazione della sua vivacità naturale, nel folle desiderio di sperimentare la propria superiorità, col semplice scopo di guadagnare ciò che per lui non aveva alcun valore, e che avrebbe gettato via un momento dopo; se qualcuno, dico, mi avesse affacciata una simile menzogna quella sera, non so veramente in che maniera la mia indignazione gli avrebbe risposto.
      Probabilmente l’accusa avrebbe aumentati, se fosse stato possibile, i romantici sentimenti di fedeltà e di amicizia che io provavo camminandogli accanto, sulla spiaggia oscura e deserta, alla volta del vecchio battello. Il vento sospirava e gemeva intorno anche più tristemente di quanto avesse sospirato e gemuto la prima sera che io avevo varcato la porta del pescatore Peggotty.
      – È un punto un po’ selvaggio, Steerforth, non è vero?
      – Un po’ triste al buio – egli disse: – e il mare rugge come se volesse ingoiarci.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

David Copperfield
di Charles Dickens
pagine 1261

   





Cielo Peggotty Steerforth Peggotty Steerforth