Il viso del pescatore Peggotty, che aveva variato nelle espressioni in conformità delle vicende della narrazione, ora riassunse quella di dianzi, di gioioso trionfo, e, mettendo una mano sul mio ginocchio e una mano su quello di Steerforth (dopo averle umettate, per dar maggior solennità all’atto), divise fra noi il seguente discorso:
– Tutto a un tratto, una sera... che potrebbe essere anche questa... arriva l’Emilietta dal lavoro, e lui con lei. Non c’è nulla di straordinario, direte, e avrete ragione, perché egli, la vigila sempre come un fratello, quando è buio, e anche quando non è buio. Ma questo giovane marinaio le afferra la mano, e mi grida beato: «Guarda qui, questa è la mia mogliettina». Ed essa dice, un po’ ardita e un po’ timida, un po’ ridendo e un po’ piangendo: «Sì, zio, se non ti dispiace». Come poteva dispiacermi? – esclamò il pescatore Peggotty, girando in estasi gli occhi. – Signore, come se io andassi trovando altro, «Se non ti dispiace, son decisa ora, e ci ho ripensato, e sarò per lui una buona mogliettina, perché lui è un caro e bravo giovane». Allora la signora Gummidge batte le mani come a teatro, e voi entrate in quell’istante. Ecco, come è andata! – disse il pescatore Peggotty. – Voi siete entrati in quell’istante. È successo proprio in questo momento, ed ecco l’uomo che la sposerà, non appena lei avrà finito il suo tempo a bottega.
Cam barcollò, quando poté, sotto il pugno appioppatogli dal pescatore Peggotty nella sua gioia sconfinata, come un segno di fiducia e di amicizia; ma sentendosi obbligato a dirci qualche cosa anche lui, narrò, balbettando e con gran difficoltà:
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