Non potei scoprire se per uno dei suoi soliti capricci, o per una sua verginale riserva innanzi a noi, se ne rimanesse così tutta la sera stretta al muro, e lontana da lui. Certo non la vidi accostarsi a Cam neppure una volta.
Ricordo che era quasi mezzanotte, quando ci congedammo. Avevamo cenato con dei biscotti e del pesce secco; e Steerforth aveva tratto di tasca una bottiglia di ginepro olandese, che noi uomini (dico noi uomini, ora, senza arrossire) avevamo vuotata. Ci separammo allegramente: e mentre essi stavano raggruppati sulla porta per farci lume finché era possibile, vidi i dolci occhi azzurri dell’Emilietta seguirci di dietro il baluardo di Cam, e udii la sua morbida voce avvertirci di stare attenti e non inciampare.
– Una bellezza veramente affascinante! – disse Steerforth, prendendomi il braccio. – Bene! È una casa curiosa, e della gente curiosa. Si prova una nuova sensazione a star con loro.
– Siamo stati anche fortunati – risposi – ad esser testimoni della loro felicità per quel matrimonio. Non ho visto mai della gente così dolce. Che piacere vedere, e partecipare, come abbiamo fatto noi, alla loro gioia innocente!
– Per quella ragazza, lo sposo è un po’ baggiano, non ti pare? – disse Steerforth.
Egli s’era dimostrato così cordiale con lui, e con tutti, che sentii un urto a questa fredda e inattesa risposta. Ma volgendomi subito a lui, e vedendogli un sorriso negli occhi, risposi, con gran sollievo:
– Ah, Steerforth! Ridi, ridi pure di quella povera gente. Tu puoi discutere con la signorina Dartle, o cercar per giuoco di nascondermi i tuoi veri sentimenti; ma io ti conosco.
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Cam Steerforth Emilietta Cam Steerforth Steerforth Steerforth Dartle
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