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      Il signor Chillip s’era ammogliato una seconda volta, e s’era preso un donnone alto, ossuto e dal naso grosso; ed essi avevano un bambino gracile, con una testa grossa che non poteva star ritta, e due occhi opachi e fissi, coi quali pareva domandare continuamente perché fosse nato.
      Vagavo per il mio villaggio natìo con un misto singolare di tristezza e di piacere, finché il sole rosso dell’inverno non m’avvertiva ch’era tempo di ripartire. Ma quando m’ero allontanato, e specialmente quando sedevo a desinare con Steerforth innanzi a un fuoco fiammeggiante, era delizioso pensare che c’ero stato. Ed era quasi delizioso allo stesso grado, la sera (quando rientravo nella mia linda cameretta), voltando le pagine del Libro dei coccodrilli (che era sempre lì, su un tavolino) pensare d’avere un amico come Steerforth, un’amica come Peggotty, e una zia eccellente e generosa, come la mia, la quale sostituiva perfettamente la madre che avevo perduta.
      La via più breve per ritornare a Yarmouth da quelle mie passeggiate era per acqua. Approdavo sul piano che si stende fra la città e il mare, e l’attraversavo, risparmiando un bel tratto di strada. L’abitazione del pescatore Peggotty era su quel piano, e non discosta più di un centinaio di passi dal mio sentiero; di modo che vi davo sempre una capatina. Ero quasi certo di trovarvi Steerforth, e poi ce ne andavamo insieme nella notte gelida, avvolti nella nebbia, verso i lumi accesi della città.
      Una sera, che avevo fatto più tardi del solito – ché quel giorno, essendo in procinto di ripartire, ero andato in visita di congedo a Blunderstone – lo trovai solo in casa del pescatore Peggotty, in atteggiamento pensoso innanzi al fuoco.


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David Copperfield
di Charles Dickens
pagine 1261

   





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