– rispose la signorina Mowcher, scotendo forte il capo. – Ho parlato in generale dicendo che formiamo una magnifica schiera di ciurmadori, mostrandovi in prova le schegge delle unghie del principe. Le unghie del principe mi fan valere nelle famiglie della nobiltà più di tutte le mie abilità messe insieme. Io le porto sempre in giro. Sono la mia migliore raccomandazione. Se la signorina Mowcher taglia le unghie del principe, non occorre altro. Io le do alle signorine, che le conservano negli album, credo. Ah! ah! ah! parola d’onore, «tutto il sistema sociale» (come dicono nei discorsi al Parlamento) è un sistema di unghie di principe! – disse quell’atomo di donna, tentando d’incrociar le braccia, e scotendo la grossa testa.
Steerforth rideva di cuore, ed io con lui. La signorina Mowcher continuò un bel pezzo a scuotere la testa (che pendeva sempre da un lato), a guardare in alto con un occhio e ad ammiccare con l’altro.
– Bene, bene! – ella disse, battendosi le ginocchia e levandosi. – Ma ora si tratta di lavorare. Su, Steerforth, esploriamo le regioni polari, e finiamola.
Scelse poi due o tre dei suoi strumentini e una boccettina, e chiese (con mia sorpresa) se la tavola fosse solida. Alla risposta affermativa di Steerforth, spinse una sedia contro la tavola, e invocando l’aiuto della mia mano, salì sulla tavola, come su un palcoscenico.
– Se uno di voi m’ha visto la noce del piede ella disse, quando si ritrovò su sana e salva ditemelo, e correrò a casa a distruggermi. – Io non l’ho vista – disse Steerforth.
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