Un’altra lo chiama guanti. Un’altra lo chiama trina. Un’altra lo chiama ventaglio. Io lo chiamo secondo che si vuol meglio. Lo fornisco a tutte, ma è come se non sapessi nulla, ed esse fingono che io non sappia nulla, e con una faccia tale che se lo metterebbero in pubblico come sotto il mio naso. E quando lo servo, a volte mi domandano, e n’hanno un dito sulla faccia, e non c’è da sbagliarsi: «Come vi pare che io stia, Mowcher? Non vi sembro un po’ pallida?» Ah! ah! ah! ah! Non è delizioso, mio giovane amico?
Non avevo mai in vita mia visto nulla che somigliasse alla signorina Mowcher, mentre stava in piedi sulla tavola, nell’atto di deliziarsi delle sue parole, di sfregare la testa di Steerforth, e d’ammiccare al mio indirizzo.
– Ah! – ella disse. – In queste parti non c’è una gran ricerca di simile cose. E me ne meraviglio. Da che son qui, non ho più visto una bella donna, caro.
– Possibile? – disse Steerforth.
– Neppure il fantasma di mezza – rispose la signorina Mowcher.
– Noi le potremmo mostrare la sostanza di una, non è vero? – disse Steerforth, volgendomi lo sguardo. – Che ne dici, Margheritina?
– Davvero – dissi.
– Ah, sì! – esclamò la piccola creatura scrutandoci attenta in viso, e poi facendo capolino sulla fronte di Steerforth. – Veramente?
La prima esclamazione sonò come una domanda fatta a tutti e due, e la seconda come una domanda fatta a Steerforth solo. Ma non avendo avuto la risposta che chiedeva da nessuno dei due, continuò a sfregare, con la testa da un lato e l’occhio in su, come se attendesse una risposta dall’alto e stesse lì lì per averla.
| |
Mowcher Mowcher Steerforth Steerforth Mowcher Steerforth Margheritina Steerforth Steerforth
|