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      Io la ammiro... proprio come il mio amico... straordinariamente. Se non sembrasse che io volessi deprezzare il fidanzato... il che so che dispiacerebbe al mio amico... aggiungerei che a me sembra che ella non faccia un buon affare: son certo che potrebbe incontrar meglio; e che è nata per essere una signora.
      La signorina Mowcher ascoltava queste parole, che furono pronunziate con gran lentezza e chiarezza, con la testa da un lato e l’occhio in aria, come se stesse ancora aspettando quella tale risposta. Quando egli finì ella riprese a un tratto la sua attività, e ricominciò a cicalare con sorprendente volubilità.
      – Oh! Ed è tutto – ella esclamò, spuntandogli la fedina con un paio di forbicine irrequiete, che gli luccicavano sul viso in tutte le direzioni. – Benissimo, benissimo! È tutto un romanzo. Dovrebbe finire: «E dopo vissero sempre felicemente», non è vero? Oh! Come dice quel giuoco a penitenza? Io voglio bene al mio amore con l’E, perché è eccellente; lo odio con l’E perché è esitante; lo condussi all’insegna dell’eleganza, e lo trattai con un’estorsione: il suo nome è Emilia, e vive ad est? Ah! ah! ah! Signor Copperfield, lo vedete come sono pazzerellona?
      Guardandomi semplicemente con una strana aria d’astuzia, e non aspettando una risposta, continuò senza tirare il fiato:
      – Ecco, se vi fu mai un cattivo soggetto pettinato e accomodato a perfezione, siete voi, Steerforth. Se v’è una zucca al mondo che io comprenda, è la vostra. Mi ascoltate quando vi parlo, caro? Io comprendo perfettamente la vostra zucca – ella disse, facendogli capolino sulla fronte.


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David Copperfield
di Charles Dickens
pagine 1261

   





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