– Questo è lo scrigno – osservò la signorina Mowcher, mettendosi di nuovo accanto alla sedia, e rimettendo nella borsa la miscellanea di oggettini che n’aveva tratta fuori. – Ho ripreso tutti i miei arnesi? Sembra di sì! Non sarebbe piacevole di trovarsi nella condizione di Ned Beadwood, quando fu condotto in chiesa, per fargli sposare non so chi, com’egli diceva, e dimenticarono la fidanzata. Ah! ah! ah! Un briccone, quel Ned, ma tanto buffo. Ora, so che vi do un dolore, ma son costretta a lasciarvi. Però dovete farvi coraggio, e cercar di sopportarlo. Addio, signor Copperfield! State attento, Jockey di Norfolk. Quanto ho chiacchierato! Tutta colpa vostra, birbanti! Vi perdono, Bunsuar... come diceva Bob, dopo la sua prima lezione di francese, bunsuar, figliuoli miei.
Con la borsa gettata sul braccio, e ciarlando sempre, si diresse dondolando alla porta, dove si fermò, chiedendoci se non dovesse lasciarci una ciocca dei suoi capelli. «Non sono una pazzerellona?» ella aggiunse, come un commento all’offerta, e uscì puntandosi l’indice sul naso.
Steerforth rise tanto, che non potei fare a meno dall’imitarlo; ma non son certo, se senza quell’allettamento avrei fatto lo stesso. Dopo quell’esplosione di risate, che durarono abbastanza, egli mi disse che la signorina Mowcher aveva una numerosa clientela, e si rendeva utile a una gran quantità di persone in vari modi. Alcuni la trattavano come un semplice balocco, ma essa era un’osservatrice di straordinaria acutezza: aveva, facendo una variazione a un certo proverbio, la testa grossa, ma il cervello fino.
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