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      Quando la tavola fu sparecchiata, Giannina aiutò mia zia ad accomodarsi i capelli, a mettersi la cuffia, che era più elegante del solito («nel caso d’un incendio» mia zia diceva), e a rimboccarsi la gonna attorno alle ginocchia, tutti preliminari a lei consueti per riscaldarsi prima d’andare a letto. Io allora le preparai, seguendo certe norme ben stabilite dalle quali non era permessa alcuna deviazione, per quanto leggera, un bicchiere d’acqua e vino caldo con pane tostato tagliato a fettine lunghe e sottili. Con questi rinforzi, fummo lasciati soli a finir la serata, mia zia di rimpetto a me, occupata a bere il vino con l’acqua e a immollarvi le fettine di pane, a una a una, prima di mangiarle: e a guardarmi benevolmente di fra gli orli della cuffia.
      – Bene, Trot – ella cominciò – che ne pensi del progetto di diventar procuratore? O non hai cominciato a pensarci ancora?
      – Ci ho pensato molto, mia cara zia, e ne ho parlato molto con Steerforth. Davvero che mi piace molto. Mi piace moltissimo.
      – Bene – disse mia zia – sono contenta.
      – Ho solo una difficoltà, zia.
      – Dimmi qual è, Trot – essa rispose.
      – Vorrei sapere, zia, se non sia molto dispendioso intraprendere la professione del procuratore, che mi sembra limitata a poche persone.
      – Costerà – rispose mia zia – perché tu sia procuratore, precisamente un migliaio di sterline.
      – Ora, mia cara zia – dissi, facendomele più da presso con la sedia – per questo non sono tranquillo. Mille sterline sono una gran somma. Avete già speso molto per la mia educazione, e siete sempre generosa oltre misura.


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David Copperfield
di Charles Dickens
pagine 1261

   





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