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      Nessun altro può arrogarsi dei diritti sulla mia sostanza; cioè... – qui con mia gran sorpresa parve esitare e se ne stette confusa – no, nessun altro può arrogarsi dei diritti sulla mia sostanza... e tu sei il mio figliuolo adottivo. Soltanto, nella mia vecchiaia siimi figliuolo amichevole e sopporta i miei capricci e le mie bizzarrie; e tu farai per me, che non ebbi l’inizio della vita così felice, né conciliante come avrebbe potuto essere, più di quanto avrò fatto per te.
      Era la prima volta che udivo mia zia alludere al suo passato. V’era una nobiltà nella sua maniera tranquilla di accennarvi, e di passar oltre, che avrebbe aumentato, se fosse stato necessario, il mio rispetto e il mio affetto per lei.
      – Così siamo d’accordo, Trot – disse mia zia – e non sarà necessario parlarne più. Dammi un bacio, e domani, dopo colazione, andremo al Commons.
      Ci trattenemmo a conversare lungamente accanto al fuoco prima d’andare a letto. Io dormii in una camera dello stesso piano di mia zia, e durante la notte fui tratto tratto disturbato dai colpi ch’essa dava alla porta, domandandomi agitata, poiché le avveniva di udire un rumore distante di vetture o di carri che si recavano al mercato, se sentissi arrivar le pompe: ma verso giorno, si lasciò vincere dal sonno, e mi permise di dormire in pace.
      Era circa mezzogiorno, quando ci mettemmo in via per l’ufficio dei signori Spenlow e Jorkins nel Doctor’s Commons. Mia zia, che aveva, su Londra in genere, l’idea che ogni persona che vi s’incontrava fosse un borsaiuolo, mi diede da portare la borsa, che conteneva dieci sterline in oro e un po’ d’argento.


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David Copperfield
di Charles Dickens
pagine 1261

   





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