Sostammo innanzi a una bottega di balocchi di Fleet Street per vedere i giganti di Saint Dunstan percuotere le campane; – avevamo regolato la nostra passeggiata in modo da arrivare alla meta a mezzodì preciso – e poi ci avviammo in direzione di Ludgate Hill e del cimitero di San Paolo. Eravamo già a Ludgate Hill, quando mi accorsi che mia zia accelerava straordinariamente il passo, tutta sbigottita. Osservai, nello stesso tempo, che un certo tipo male in arnese e di cattiva ciera s’era fermato per vederci passare, e poi s’era messo a seguirci, facendosi così vicino a mia zia da sfiorarle le vesti.
– Trot, mio caro Trot! – esclamò mia zia, con un bisbiglio di sgomento, stringendomi il braccio. – Non so più che fare.
– Non abbiate paura – io dissi. – Non c’è nulla da aver paura. Entrate in una bottega, e io mi libererò subito da questo seccante.
– No, no, figlio mio! – essa rispose. – Per carità, non gli parlare. Ti supplico, te lo comando.
– Santo Cielo, zia! – dissi. – Non è che un mendicante insolente.
– Tu non sai chi è – rispose mia zia. – Tu non sai chi è. Tu non sai che ti dici.
Ci eravamo fermati in un portone nel frattempo, e s’era fermato anche lui.
– Non guardarlo! – disse mia zia, mentre io gli davo un’occhiata indignata – ma fammi venire una vettura, mio caro, e aspettami nel cimitero di San Paolo.
– Aspettarvi? – ripetei.
– Sì – soggiunse mia zia – Debbo andar sola. Debbo andare con lui.
– Con lui, zia, con quell’uomo?
– Sì, non sono matta – rispose – e ti dico ché debbo andare.
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