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Il signor Spenlow sollevò, con un gran sforzo, la testa abbastanza lontano dalla cravatta, per scuoterla e aggiungere la parola «stipendio».
– No. Non dirò come la pensi io su questo punto, signor Copperfield. Ma sono legato. Il signor Jorkins è irremovibile.
Ero assolutamente sgomentato all’idea di quel terribile Jorkins. Ma dopo trovai ch’egli era un uomo mite e tranquillo, la cui funzione negli affari era di stare nello sfondo, e d’essere costantemente messo innanzi col solo suo nome, come il più ostinato e spietato tra gli uomini. Se un impiegato domandava un aumento di stipendio, il signor Jorkins non voleva sentire una domanda simile. Se un cliente tardava a saldare la parcella, il signor Jorkins voleva che fosse saldata; e per quanto la cosa potesse spiacere (e spiaceva sempre) al sentimento del signor Spenlow, il signor Jorkins esigeva assolutamente il saldo. Se non fosse stato per l’impedimento di quel demonio di Jorkins, il cuore e la mano di quel buon angelo di Spenlow sarebbero stati costantemente aperti. Cresciuto negli anni, ho incontrato altre persone associate sul principio di Spenlow e di Jorkins.
Fu stabilito che avrei potuto cominciar la mia prova il giorno che mi fosse piaciuto, e che non occorreva che mia zia rimanesse a Londra o che vi tornasse fino al termine della prova, perché le sarebbe stato mandato direttamente il contratto a casa, perché lo firmasse. E allora il signor Spenlow mi offrì di condurmi un po’ nella Corte, perché vedessi il luogo. Siccome non domandavo di meglio, uscimmo insieme, lasciando lì mia zia, che non voleva avventurarsi, ella diceva, in un posto simile, e che immaginava, forse, che le Corti giudiziarie fossero delle polveriere, sempre pronte a saltare in aria.
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