Ero più orgoglioso che mai del mio appartamentino, dopo che Steerforth l’aveva trovato di suo gradimento, e ardevo dal desiderio di farlo apprezzare in tutta la sua capacità. Perciò feci promettere positivamente a Steerforth che per le sei sarebbe venuto coi suoi due amici a desinare con me.
Quando se ne fu andato, chiamai col campanello la signora Crupp, e la misi a parte del mio audacissimo progetto. La signora Crupp disse, in primo luogo, che naturalmente si sapeva benissimo che non si poteva sperare ch’ella servisse a tavola; ma, ch’ella conosceva un bravo giovane, il quale per cinque scellini e quel di più che mi sarebbe piaciuto dargli per mancia, forse avrebbe accondisceso a farlo. Io dissi che certamente bisognava chiamarlo. Poi, la signora Crupp osservò ch’era evidente che ella non poteva essere contemporaneamente in due posti (e questo mi parve ragionevole), e che una ragazzina svelta da tenere in cucina con una candela (per lavare in continuazione i piatti) sarebbe indispensabile. Domandai a quanto sarebbe ammontata la spesa della ragazzina svelta, e la signora Crupp disse di credere che un paio di scellini non m’avrebbero mandato in rovina. Dissi che neppure io lo credevo; e così fu stabilito. Poi la signora Crupp disse: «E ora passiamo al pranzo».
Il fabbroferraio che aveva costruito il focolare della signora Crupp, aveva dato un notevole esempio di imprevidenza, perché non era possibile cucinarvi altro che costolette e patate. Siccome occorreva un tegame per il pesce, la signora Crupp mi disse che potevo benissimo andare a dare un’occhiata alla sua batteria di cucina.
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