Ecco, c’è una signorina, in casa della signora Steerforth, che ha molta finezza, con la quale mi piace di discorrere... la signorina Dartle.:. ma non l’adoro.
Agnese rise, lieta della sua penetrazione, e mi disse che se io le avessi confidato fedelmente tutto, avrebbe potuto tenermi un piccolo registro delle mie violente accensioni, con la data, la durata e il termine di ciascuna, come il quaderno dei regni dei re e delle regine nella storia d’Inghilterra. Poi mi domandò se avessi veduto Uriah.
– Uriah Heep? – dissi. – No. È a Londra?
– Viene giù nello studio, ogni giorno, – rispose Agnese. – Era a Londra una settimana prima di me. Temo cose spiacevoli, Trotwood.
– C’è qualche cosa che v’affanna, Agnese, comprendo – dissi. – Di che cosa si tratta?
Agnese mise da parte il lavoro, e rispose, incrociando le mani, e guardandomi pensosa con quei suoi begli occhi teneri:
– Credo che stia per entrare in società con papà.
– Chi? Uriah! Quel miserabile è riuscito ad arrampicarsi così in alto? – esclamai indignato.
– Non avete fatto nessuna rimostranza, Agnese? Pensate alle conseguenze probabili? Voi dovete parlare. Non dovete permettere a vostro padre di fare una pazzia simile. Dovete impedirlo, Agnese, mentre siete ancora in tempo.
Ancora con gli occhi su me, Agnese scosse il capo alle mie parole, sorridendo debolmente al calore che vi mettevo; e poi rispose:
– Ricordate la nostra ultima conversazione su papà? Non passò molto... non più di due o tre giorni anzi... che egli m’accennò la prima volta a ciò che v’ho detto.
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