Papà allora era molto abbattuto; più abbattuto e depresso di quanto l’avessimo mai visto; ma parve sollevato da quella proposta di società, benché nello stesso tempo se ne mostrasse come offeso e umiliato.
– E voi che diceste, Agnese?
– Dissi, Trotwood, – ella rispose, – ciò che mi parve giusto. Comprendendo che era necessario compiere il sacrificio per la pace di papà, lo supplicai di farlo. Dissi che egli si sarebbe tolto un fardello dalle spalle... spero che vorrà esser così... e che io avrei avuto più tempo per tenergli compagnia. Oh, Trotwood! – esclamò Agnese, mettendosi le mani sul viso, mentre vi spuntavano le lagrime, – mi sembra quasi di essere stata la nemica di papà, invece d’essere la sua figliuola affettuosa. Perché io so come s’è cambiato nella sua devozione per me. So come egli abbia ristretto il cerchio delle sue simpatie e dei suoi doveri, concentrando tutta la sua anima su di me. So a quante cose ha rinunziato per amor mio, e come la sua continua sollecitudine per me abbia gettato un’ombra sulla sua vita, diminuito la sua forza e la sua energia, volgendole su un’unica idea. Ah, se potessi trovare un rimedio! Se potessi, come sono stata la causa innocente della sua rovina, lavorare per vederlo risorgere!
Non avevo mai veduto Agnese piangere. Le avevo vedute delle lagrime negli occhi, tornando di scuola carico di nuovi onori; ve le avevo vedute l’ultima volta che s’era parlato di suo padre; l’avevo veduta voltare la soave testa da un lato, dicendole addio alla mia partenza; ma non l’avevo mai veduta desolarsi a quel modo.
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