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      Oh, signorino Copperfield, con che puro affetto amo il suolo sul quale cammina la mia cara Agnese!
      Credo che per un momento mi venisse il folle impulso di brandire l’attizzatoio arroventato al fuoco, e di passarglielo da banda a banda. Ma mi uscì dalla testa con uno schiocco, come una palla che esca da un fucile; e l’immagine d’Agnese, violata non da altro che dal semplice pensiero di quel bruto dalla testa rossa, seduto di traverso sul canapè, come se la sua vile anima lo straziasse con una colica, mi rimase fissa in mente, dandomi la vertigine. Pareva ch’egli si gonfiasse e s’ingrossasse agli occhi miei; la stanza sembrava piena degli echi della sua voce; e lo strano sentimento (che tutti, forse, a volte, hanno provato) che la cosa fosse accaduta prima e che sapessi già quello ch’egli avrebbe aggiunto, s’impossessò di me.
      L’osservazione fatta a tempo, del senso di forza ch’egli mostrava nel viso, valse a ricordarmi la preghiera di Agnese, più di qualunque sforzo che avessi potuto fare. Gli chiesi, con maggior apparenza di calma che non credessi possibile un istante prima, se avesse rivelato i suoi sentimenti ad Agnese.
      – Oh no, signorino Copperfield! – egli rispose. – Ohimè, no! A nessun altro che a voi. Vedete, sto ora sollevandomi a pena dalla mia umile condizione. Tutte le mie speranze riposano molto sul fatto ch’essa osserva ch’io sono utile al padre (poiché confido d’essergli utile davvero, signorino Copperfield), e che gli spiano la via, e lo tengo in piedi. Ella è così affezionata a suo padre, signorino Copperfield (oh, che bella qualità questa, in una figliuola!


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David Copperfield
di Charles Dickens
pagine 1261

   





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