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      Ma son perfettamente d’accordo con voi in ciò che mi proponete.
      La signorina Murdstone di nuovo chiuse gli occhi, e piegò la testa. Poi, toccandomi appena il dorso della mano con le punte delle sue dita rigide e fredde, s’allontanò accomodandosi le catenine dei polsi e del collo: che sembravano fossero lo stesso finimento, nello stesso preciso stato, dell’ultima volta che l’avevo vista. Esse mi rammentavano, in rapporto all’indole della signorina Murdstone, le catene e il ferro di una porta di prigione, che danno dall’esterno ai riguardanti l’idea di ciò che possono trovar nell’interno.
      Tutto ciò che so, del resto della serata, si è che udii l’imperatrice del mio cuore cantare affascinanti ballate in lingua francese, le quali dicevano in generale che, comunque l’andasse, dovevamo sempre ballare. Tra ra la, Tra ra la. Ella si accompagnava su un incantevole strumento che somigliava a una Chitarra. So che io ero perduto in un mare di beatitudine. Che rifiutai ogni rinfresco. Che l’anima mia ebbe un orrore particolare del ponce. Che quando la signorina Murdstone si levò per prendere in custodia e condur via Dora, questa mi sorrise e mi diede da stringere una manina deliziosa. Che vidi per caso la mia immagine in uno specchio, e mi parve quella d’un perfetto idiota. Che andai a letto in una semiebrietà di spirito, e mi levai con un principio di demenza.
      Era una bella mattina, e di buon’ora, e pensai d’andar giù in giardino a passeggiare sotto uno di quei viali coperti di filo ad arco, e secondare la mia passione fantasticando sulla immagine di lei.


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David Copperfield
di Charles Dickens
pagine 1261

   





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