Ho io il piacere di rivedere Copperfield?» e mi strinse ambe le mani col massimo fervore.
– Giusto Cielo, signor Traddles! – disse il signor Micawber. – Pensare che conoscevate l’amico della mia giovinezza, il compagno dei miei primi giorni! Mia cara! – gridando dalla ringhiera alla signora Micawber, mentre Traddles appariva (e a ragione) un po’ sorpreso degli appellativi datimi. – C’è un signore nell’appartamento del signor Traddles, che desidera il piacere di esserti presentato, amor mio.
Il signor Micawber ricomparve immediatamente, e mi strinse di nuovo la mano.
– E come sta il nostro amico il dottore, Copperfield – disse il signor Micawber – e tutti gli amici di Canterbury?
– Ho di tutti buone notizie – dissi.
– Sono veramente incantato di apprenderlo
– disse il signor Micawber. – Fu a Canterbury che c’incontrammo l’ultima volta. All’ombra, posso immaginosamente dire, di quel religioso edificio reso immortale da Chaucer, di quell’antica mèta di pellegrini dei più remoti angoli del... insomma – disse il signor Micawber – nell’immediata vicinanza della Cattedrale.
Risposi di sì. Il signor Micawber continuò a parlare con la massima volubilità; ma non senza mostrare, mi parve, con qualche indizio di preoccupazione in viso, di seguire i rumori della stanza attigua, perché la signora Micawber si lavava le mani, e chiudeva e apriva cassetti che non scorrevano con facilità.
– Noi ci troviamo, Copperfield – disse il signor Micawber, volgendo un’occhiata a Traddles – stabiliti per il presente su ciò che si può designare come un impianto modesto e senza pretese, ma tu sai che, nel corso della mia carriera, ho dovuto vincere grandi difficoltà e superare continui ostacoli.
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