Con queste parole, e resistendo alle nostre preghiere di onorare con la sua presenza l’ultima distribuzione del ponce, la signora Micawber si ritirò nella mia camera da letto. E io sentii veramente che ella era una nobile donna – la natura di donna che sarebbe stata una matrona romana, e avrebbe compiuto ogni specie di imprese eroiche, in tempo di torbidi pubblici.
Nel fervore di queste impressioni, mi congratulai col signor Micawber per il tesoro ch’egli possedeva. Traddles fece lo stesso. Il signor Micawber strinse la mano prima a me e poi a lui, e poi si coprì il viso col fazzoletto, che credo avesse più macchie di tabacco di quanto egli supponesse; e poi tornò al ponce, allegro come una pasqua.
Egli fu pieno d’eloquenza. Ci fece comprendere che si riviveva un’altra volta nei figli, e come nelle strettezze delle difficoltà pecuniarie, ogni aumento nel loro numero fosse doppiamente benvenuto. Disse che la signora Micawber aveva recentemente avuto dei dubbi su questo, ma che egli glieli aveva sciolti, rassicurandola. Che quanto alla famiglia di sua moglie, tutti i suoi membri erano totalmente indegni di lei, che la loro maniera di vedere gli era assolutamente indifferente, e che essi potevano – cito esattamente la sua espressione – andare all’inferno.
Poi il signor Micawber fece un caldo elogio di Traddles. Disse che Traddles era un carattere, alle cui solide virtù, egli (il signor Micawber) non poteva aspirare, ma che, grazie al Cielo, poteva ammirare. Alluse con commozione alla signorina sconosciuta, che Traddles aveva onorata del suo affetto, e che aveva ricambiato quell’affetto, onorando e facendo felice Traddles col proprio.
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