– I suoi vivi sguardi si volsero lietamente in giro per la stanza, mentr’egli si sedeva di contro a me sul canapè, al posto lasciato vuoto dalla signora Micawber, e attizzava il fuoco che scoppiò in una fiammata.
– M’hai fatto una tale sorpresa – dissi, dandogli il benvenuto con ogni cordialità – che m’è rimasto appena il fiato per salutarti, Steerforth.
– Ebbene, chi ha male agli occhi guarisce se mi vede, come dicono gli Scozzesi – rispose Steerforth – e così avviene contemplandoti, Margheritina in pieno fiore. Come stai, signor Baccanale?
– Sto benissimo – dissi – e stasera niente baccanale, perché confesso d’aver avuto a pranzo tre amici.
– Quelli che ho incontrati per via, e che facevano a voce alta il tuo elogio – rispose Steerforth. – E chi era quello coi calzoni stretti?
Gli diedi la migliore idea che mi fosse possibile, in poche parole, del signor Micawber. Egli rise cordialmente del debole ritratto che ne feci, e disse che era un uomo da conoscere, e ch’egli si proponeva di farne la conoscenza.
– Ma chi credi che sia l’altro? – dissi, a mia volta.
– Dio sa – disse Steerforth. – Spero che non sia un seccatore, perché me n’ha tutta l’aria.
– Traddles! – risposi con un accento di trionfo.
– Chi? – rispose Steerforth, con aria incurante.
– Non ricordi Traddles? Traddles che era con noi, a Salem House?
– Ah, lui! – disse Steerforth, battendo con l’attizzatoio un grosso pezzo di carbone sulla sommità del fuoco. – È ingenuo ancora come una volta? E dove diavolo l’hai dissepolto?
Risposi facendo le più alte lodi di Traddles; perché sentivo che Steerforth non faceva di lui il conto che volevo ne facesse.
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