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      – E come stanno tutti laggiù? Naturalmente l’Emilietta non s’è ancora sposata.
      – Non ancora. Ma sarà, credo, fra alcune settimane o mesi, non so. Non li ho visti molto. A proposito – depose il coltello e la forchetta, che aveva maneggiato con grande ardore, e cominciò a palparsi le tasche; – ho una lettera per te.
      – Di chi?
      – Della tua vecchia governante – rispose cavando alcune carte dalla tasca sul petto. – «G. Steerforth deve all’albergo dello Spirito Compiacente»; – non è questa. Pazienza, la troveremo subito. Il vecchio... non so come si chiama... sta male, e credo che ti scriva appunto di questo.
      – Barkis, vuoi dire?
      – Sì – e si palpava ancora le tasche, e poi non molto ne guardava il contenuto – temo che per Barkis la sia finita. Ho visto un piccolo speziale lì... o un chirurgo, non so bene... quello che ebbe l’onore di guidare Vostra Signoria nel mondo. Egli m’ha dato i più dotti particolari sul male; ma la sua conclusione è questa: che il vetturale deve fra non molto fare il suo ultimo viaggio.
      Metti la mano nella tasca interna del soprabito sulla sedia accanto a te, e credo che troverai la lettera. C’è?
      – Sì – dissi.
      – Benissimo.
      Era di Peggotty; un po’ meno leggibile del solito, e brevissima. Ella m’informava dello stato disperato del marito, e accennava ch’egli era diventato «un po’ più tirato» d’una volta, e per conseguenza le era diventato più difficile prestargli le cure necessarie. Non mi diceva nulla delle sue fatiche e delle sue veglie, e faceva i più sinceri elogi del marito.


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David Copperfield
di Charles Dickens
pagine 1261

   





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