Mi guardò un momento senza parlare, e poi soggiunse, ancora tenendomi per le spalle e scotendomi:
– Su, dimmi che vai posdomani, e vieni a passar con noi quanto più puoi della giornata di domani. Chi sa quando c’incontreremo di nuovo. Su, dimmi che parti posdomani. Voglio che tu ti frapponga fra Rosa Dartle e me, e ci tenga separati.
– Vi vorreste bene troppo, senza di me?
– Sì, o ci odieremmo forse, chi sa! – disse, ridendo, Steerforth. – Su, di’ che parti posdomani.
Dissi posdomani, ed egli s’infilò il soprabito, s’accese il sigaro, e si preparò ad andarsene a casa a piedi. Appresa la sua intenzione, m’infilai anch’io il soprabito (ma non accesi alcun sigaro, avendone avuto già abbastanza una volta) e l’accompagnai fino alla strada maestra, che non era allegra di notte. Mi si mostrò pieno di vivacità per tutta la strada; e quando ci separammo, e lo vidi andare innanzi con tanto ardore e leggerezza, pensai a ciò che m’aveva detto: «Scavalchiamo tutti gli ostacoli per vincere il palio!», e gli augurai per la prima volta che avesse di mira un palio degno d’esser vinto.
Stavo spogliandomi per andare a letto, quando sul pavimento mi cadde la lettera del signor Micawber, che avevo dimenticata. Ne ruppi il suggello, e lessi ciò che segue, datato un’ora e mezza prima del desinare. Non ricordo se abbia già avvertito che, quando il signor Micawber si trovava in condizioni disperate, usava una specie di fraseologia legale, che gli sembrava il modo migliore di dar sesto agli affari.
«Signore.
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Rosa Dartle Steerforth Micawber Micawber
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