– Oh! – disse la signorina Dartle, scotendo pensosa il capo. – Certamente. Questo lo impedirebbe? Certo, lo impedirebbe. Esattamente. Ora son contenta d’essere stata così sciocca da portare un esempio simile; perché è bene sapere che i vostri doveri reciproci ve lo impedirebbero.
Non debbo omettere un’altra piccola circostanza che si riferisce alla signorina Dartle; perché ebbi ragione di ricordarla dopo, quando mi fu palese tutto il passato irreparabile. Durante tutto quel giorno, ma specialmente da quel momento, Steerforth s’adoprò con la sua massima abilità, e pur con la massima disinvoltura, d’esser gradevole e gradito compagno di quella creatura singolare. E non mi sorprese affatto ch’egli ci riuscisse. Che ella lottasse contro l’affascinante influenza dell’arte deliziosa di lui – deliziosa natura, credevo allora – neppure mi sorprese; perché sapevo che a volte ella era piena di prevenzioni e ostinata. Vidi i lineamenti e le maniere di lei gradatamente cambiarsi; la vidi che lo contemplava con crescente ammirazione; la vidi sforzarsi, sempre più debolmente, ma sempre con un certo sdegno, come turbata dalla propria debolezza, di resistere al fascino ch’egli esercitava su di lei; e finalmente la vidi rammorbidire l’aguzzo sguardo, addolcire il sorriso, e il timore che avevo avuto di lei in tutta la giornata si dileguò, e ci sedemmo innanzi al fuoco, a parlare e ridere tutti insieme, con l’abbandono d’ogni riserva, come tanti bambini.
Non so se fosse perché eravamo rimasti seduti tanto tempo, o perché Steerforth avesse in animo di non perdere il vantaggio guadagnato, ma non rimanemmo nella sala da pranzo più di cinque minuti dopo di lei.
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