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      Dopo un minuto, ero stato tratto dalla mia fantasticherìa da questo: Steerforth s’era levato, le s’era avvicinato mettendole il braccio allegramente intorno alla vita, e le aveva detto: «Su, Rosa, per l’avvenire noi ci vorremo sempre molto bene!». Ed ella lo aveva percosso, lo aveva allontanato con uno spintone, ed era uscita dalla stanza con la furia d’un gatto selvatico.
      – Che ha fatto Rosa? – disse la signora Steerforth, entrando.
      – Per un po’ è stata un angelo, mamma – rispose Steerforth; – e poi, per compensarsene, è diventata l’estremo opposto.
      – Tu dovevi badare a non irritarla, Giacomo. Il suo carattere s’è inasprito, ricorda, e non si deve stuzzicare.
      Rosa non apparve più; e non fu fatta altra menzione di lei, se non quando andai a dare la buona sera a Steerforth nella sua stanza. Allora egli si mise a ridere parlando di lei, chiedendomi se avessi visto mai un simile piccolo documento d’incomprensibilità.
      Espressi tutta la meraviglia di cui ero capace, e chiesi se egli indovinasse la ragione che aveva potuto irritarla tanto, così all’improvviso.
      – E chi lo sa? – disse Steerforth. – Tutto ciò che vorrai... o niente. Ti dissi già ch’ella porta tutto, compresa sé stessa, alla mola, e l’affila. È come un rasoio, e occorre gran precauzione nel maneggiarla. È sempre pericolosa. Buona sera!
      – Buona sera – dissi, – mio caro Steerforth. Io me n’andrò prima che tu ti svegli domani. Buona sera.
      Egli non era disposto a lasciarmi andare; e stava, tenendomi a distanza, con una mano su ciascuna delle mie spalle, come aveva fatto in casa mia.


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David Copperfield
di Charles Dickens
pagine 1261

   





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