Allo stato delle cose, c’è un rinvio.
– Ed Emilia, signor Omer? – io chiesi. – È diventata più calma.
– Ah, ma questo, sapete – egli rispose, stropicciandosi di nuovo il mento – non si poteva sperare! La prospettiva del mutamento e della separazione è, si può dire, vicina e lontana, nello stesso tempo. La morte di Barkis non ritarderebbe molto le cose; ma le ritarderebbe se andasse per le lunghe. A ogni modo, come vedete, è uno stato di cose molto incerto.
– Vedo – dissi.
– Per conseguenza – proseguì Omer – Emilia è sempre un po’ abbattuta e un po’ agitata; forse, dopo tutto, lo è più che mai. Ogni giorno sembra attaccarsi più tenacemente allo zio, e più riluttante a separarsi da tutti noi. Se le dico una parola gentile, la vedo subito con le lagrime agli occhi; e se voi la vedeste con la piccina di mia figlia Minnie, non la dimentichereste mai più. È, incredibile – disse Omer meditabondo – come vuol bene a quella bambina!
L’occasione mi parve favorevole per domandare ad Omer, prima che la nostra conversazione potesse essere interrotta dal ritorno di sua figlia e del genero, se sapesse nulla di Marta.
– Ah! – egli soggiunse, scotendo il capo, con tono d’abbattimento. – Niente di buono. Una storia dolorosa, signore, comunque si voglia considerarla. Io non ho mai creduto che quella ragazza fosse depravata. Non lo direi innanzi a mia figlia Minnie... perché si ribellerebbe immediatamente... ma non l’ho mai creduto. Nessuno di noi l’ha mai creduto.
Omer, sentendo il passo di sua figlia prima che lo udissi io, mi toccò con la pipa, e chiuse un occhio in segno di avvertimento.
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