.. sciocchina!.. – Emilia ha ragione, signorino Davy! – disse Cam. – E giacché così vuole l’Emilia, che è tanto agitata e impaurita, la lascerò qui fino a domani mattina. E ci rimarrò anch’io.
– No, no – disse il pescatore Peggotty. – Non devi. Sei quasi ammogliato, e non devi buttar via un giorno di lavoro. Non si può vegliare e poi lavorare. No, no. Torna a casa. Temi forse che Emilia non sia in buone mani? Va’, va’!
Cam fu persuaso da queste ragioni, e si prese il cappello per uscire. Anche quando egli la baciò – non lo vidi mai avvicinarsi a lei, senza pensare che la natura gli aveva dato l’anima di un gentiluomo – ella si strinse ancor più tenacemente allo zio, come per sfuggire al fidanzato. Io chiusi la porta dietro di lui, per non disturbare la quiete che regnava nella stanza; e quando tornai, trovai che il pescatore Peggotty parlava ancora alla nipote.
– Ora, io andrò su a dire a tua zia che è venuto il signorino Davy, e questo la solleverà un po’ – egli disse. – Siediti accanto al fuoco, intanto, cara, e scaldati le mani, ché le hai fredde come il ghiaccio. Non esser così paurosa e non accorarti tanto. Che? Vuoi venire con me?... Bene, vieni con me... su. Se suo zio fosse cacciato di casa, e fosse costretto ad andare a dormire su una diga, signorino Davy – disse il pescatore Peggotty, con non meno orgoglio di prima – credo ch’essa gli andrebbe subito dietro. Ma presto vi sarà un altro... presto vi sarà un altro, Emilia.
Dopo, quando andai su, ebbi, passando innanzi alla porta della mia cameretta, che era al buio, la vaga impressione ch’ella fosse distesa sul pavimento.
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