Pagina (635/1261)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Ma non so se fosse lei, o una confusa apparenza delle ombre nella camera.
      Ebbi agio di pensare, innanzi al fuoco della cucina, alla paura che l’Emilia provava innanzi alla morte, e questo, aggiunto a ciò che m’aveva detto Omer, credetti fosse la cagione del suo cambiamento; ed ebbi agio, prima che Peggotty venisse giù, di pensare anche con più indulgenza a questa debolezza, mentr’ero intento al tic-tac dell’orologio, e diventava più profondo il senso del silenzio solenne che mi circondava. Peggotty mi strinse fra le braccia, e mi benedì e mi ringraziò non so quante volte per il conforto che le arrecavo (fu ciò che disse) nella sua angoscia. Mi pregò poi di salire, dicendomi fra i singhiozzi che Barkis m’aveva sempre voluto bene; che spesso aveva parlato di me, prima che perdesse i sensi; e ch’ella credeva, nel caso che li riacquistasse, che la mia presenza lo avrebbe rallegrato, se qualche cosa al mondo avesse potuto ancora rallegrarlo.
      La probabilità d’una cosa simile m’apparve, quando potei vederlo, molto scarsa. Egli giaceva con la testa e le spalle fuori del letto, in una posizione assai scomoda, poggiato a metà sul baule che gli era costato tante fatiche ed affanni. Appresi che quando non aveva potuto più alzarsi barcollante dal letto per aprirlo, e assicurarsi della sua presenza, per mezzo della bacchetta divinatoria che gli avevo visto usare, egli aveva voluto che venisse messo sulla sedia accanto al letto, dove l’aveva tenuto abbracciato, notte e giorno. Aveva ora un braccio sul baule.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

David Copperfield
di Charles Dickens
pagine 1261

   





Emilia Omer Peggotty Barkis