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      All’antico suo posto stava Peggotty, e sembrava (tranne la veste vedovile) ch’ella non l’avesse mai abbandonato. Era già tornata in compagnia della cassetta da lavoro con San Paolo sul coperchio, della fettuccia della misura annidata in una casetta dal tetto di paglia, e del moccolo di cera per il filo: i quali oggetti pareva non avessero mai riposato. La signora Gummidge brontolava un poco, nel suo cantuccio usato; e quindi contribuiva a dar la massima naturalezza alla vecchia scena.
      – Siete il primo ad arrivare, signorino Davy! – disse il pescatore Peggotty, col viso radioso. – Toglietevi quell’abito, se è bagnato.
      – Grazie, signor Peggotty – dissi, dandogli il soprabito da appendere: – il resto è asciutto.
      – Infatti – disse il pescatore Peggotty, palpandosi le spalle – come un truciolo. Accomodatevi, signore. Non occorre di darvi il benvenuto; perché voi siete sempre il benvenuto, con tutto il cuore.
      – Grazie, signor Peggotty, ne sono più che sicuro. Bene, Peggotty! – dissi dandole un bacio. – E tu come stai, cara?
      – Ah, ah! – esclamò ridendo il pescatore Peggotty, sedendosi accanto a noi, mentre si stropicciava le mani, come sentendosi un po’ sollevato dai recenti affanni, e con tutta la cordialità sincera del suo carattere. – Non c’è una donna al mondo, le dicevo, che si debba sentir più tranquilla di lei. Essa ha fatto il suo dovere col defunto, e il defunto lo sapeva benissimo; egli ha fatto ciò che era giusto facesse per lei, come lei ha fatto ciò che era giusto facesse per lui; e... e... e... tutto è andato come doveva andare.


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David Copperfield
di Charles Dickens
pagine 1261

   





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