Si sentì un gemito da parte della signora Gummidge.
– Coraggio, sposina! – disse il pescatore Peggotty. (Ma egli scosse il capo verso di noi, come per dirci che gli ultimi eventi erano stati tali da rammentarle il vecchio). – Non ti abbattere. Allegra, un piccolo sforzo, e vedrai che naturalmente tutto andrà molto meglio dopo.
– Non per me, Daniele – rispose la signora Gummidge. – Naturalmente a me non resta che d’essere solitaria e abbandonata.
– Ma no, ma no! – disse il pescatore Peggotty, in tono di consolazione.
– Ma sì, ma sì, Daniele! – disse la signora Gummidge. – Io non sono una persona fatta per stare con la gente che eredita. A me tutto va di traverso. Farei meglio a liberarvi di me.
– Ma come potrei spendere il mio denaro senza di te? – disse il pescatore Peggotty, in tono di grave rimostranza. – Di che mi vai parlando? Proprio ora ho più che mai bisogno di te.
– Lo sapevo che prima non s’aveva bisogno di me – esclamò la signora Gummidge, con tono piagnucoloso, – e ora me lo dici! Come potevo sperare che si avesse bisogno di me, se sono una povera donna sola e abbandonata!
Il pescatore Peggotty pareva sdegnato con se stesso per aver detto delle parole alle quali era possibile prestare un senso così crudele; ma Peggotty gl’impedì di rispondere, tirandolo per la manica e scotendo il capo. Egli, dopo aver guardato la signora Gummidge per alcuni istanti, con un vero sentimento di amorevole pietà, diede un’occhiata all’orologio a pendolo, si levò, smoccolò la candela, e la mise sulla finestra.
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