– Ecco – disse il pescatore Peggotty, allegramente. – Ecco com’è, sposina. – La signora Gummidge cacciò un piccolo gemito. – Ecco illuminato secondo il solito. Voi vi domandate che cosa io stia facendo, signore. È per l’Emilietta. Vedete, la strada è buia, e non è allegra la sera; e quando io sono in casa, all’ora del suo ritorno, metto la candela sulla finestra. Questo, vedete – disse Daniele Peggotty, chinandosi su me giocondamente – serve a due scopi. L’Emilia dice: «Ecco casa». E dice inoltre l’Emilia: «C’è lo zio». Perché se io non ci fossi, la luce non ci sarebbe.
– Sei ancora un bambino – disse Peggotty, soddisfatta a ogni modo che egli lo fosse.
– Bene – rispose il pescatore Peggotty, tenendo le gambe a distanza l’una dall’altra, e stropicciandosi le mani con la massima soddisfazione, mentre fissava prima noi e poi il fuoco: – potrò magari essere un bambino; ma non all’aspetto, immagino.
– Veramente no – osservò Peggotty.
– All’aspetto no – disse ridendo il pescatore Peggotty, – ma a... ben considerare... A me non importa, sapete... Ora vi dirò... Quando io guardo intorno in questa bella casetta della nostra Emilietta, vorrei... vorrei esserlo... – disse il pescatore Peggotty entusiasta. – Ecco, non posso dire di più, ma mi sembra che le cose più piccole siano quasi lei in persona. Le prendo in mano e le lascio, e le tocco con tanta delicatezza, come se fossero l’Emilietta in persona. Così m’avviene coi suoi cappellini e le altre cianfrusaglie. Io non vorrei veder nulla che le appartiene trattato malamente.
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