Per quanto profondamente amareggiato della parte involontaria avuta da me nel disonore di un galantuomo, credo che se mi fossi trovato da solo a solo con Steerforth, non avrei avuto la forza di muovergli un solo rimprovero. Gli avrei ancora voluto bene – benché i miei occhi si fossero aperti – avrei conservato con tanta tenerezza il ricordo del mio affetto per lui, che sarei stato, temo, debole in tutto, come un fanciullo che non sa che piangere, tranne nel pensiero, che non ebbi mai, che potessimo mai riconciliarci. Sentivo, e come aveva sentito lui, che tutto era finito fra noi. Io non ho mai saputo qual ricordo egli conservasse di me; forse era un ricordo, una di quelle leggere memorie che facilmente si cancellano; ma quello che avevo io di lui era il ricordo di un dilettissimo amico defunto.
Sì, Steerforth, da lungo tempo lontano dalle scene di questa modesta storia. Il mio dolore può portare una testimonianza involontaria al Trono dell’Eterno; ma, per quanto io mi sappia, non un mio moto di collera, non un mio rimprovero!
La notizia di ciò che era accaduto si sparse subito per la città; e quando la mattina appresso ne traversai le vie, sentii la gente parlarne sugli usci. Molti si mostravano severi per lei, pochi erano severi per lui; ma per il suo secondo padre e il suo fidanzato il sentimento era unanime. Per la sventura che li aveva colpiti appariva in tutte le classi un rispetto pieno di delicatezza. I marinai se ne rimasero in disparte quando li videro la mattina presto camminar lentamente sulla spiaggia, e nei crocchi che si formavano si parlò di loro con compassione.
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