Pagina (652/1261)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

     
      Io li trovai appunto sulla spiaggia sul limite dell’acqua. Sarebbe stato facile capire che non avevano chiuso occhio tutta la notte, anche se Peggotty non m’avesse detto che erano rimasti seduti, come io li avevo lasciati, fino a giorno chiaro. Erano abbattuti; e a me parve che la testa del pescatore Peggotty si fosse incurvata in una notte più che in tutti gli anni della nostra conoscenza; ma apparivano entrambi gravi e pacati, come il mare, che si stendeva sotto il cielo bigio senza il fremito d’un’onda – pur con un grave movimento, come se respirasse nel suo riposo – e sfumato all’orizzonte dalla striscia di luce argentea che vi metteva il sole nascosto.
      – Abbiamo parlato a lungo, signore – mi disse il pescatore Peggotty, dopo aver passeggiato un poco tutti e tre in silenzio – di ciò che dobbiamo o non dobbiamo fare. Ma ora abbiamo visto la via da seguire.
      Diedi, per caso, un’occhiata a Cam, che in quell’istante contemplava la striscia chiara del lontano orizzonte, e un terribile pensiero m’occupò la mente – non perché egli avesse una fiera espressione di collera, il che non era; ma perché gli vidi il riflesso d’una fredda determinazione – che se mai avesse incontrato Steerforth, l’avrebbe ucciso.
      – Il mio dovere qui, signore – disse il pescatore Peggotty – è compiuto. Io vado a cercar mia nipote... – Si fermò e continuò con voce più ferma: – Vado a cercarla. Il mio dovere è questo oramai.
      Scosse il capo, quando gli chiesi dove sarebbe andato a cercarla, domandandomi se sarei partito per Londra la mattina dopo.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

David Copperfield
di Charles Dickens
pagine 1261

   





Peggotty Peggotty Peggotty Cam Steerforth Peggotty Vado Londra