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      Gli risposi che non me n’ero andato subito, perché temevo di perdere l’occasione di essergli utile in qualche cosa; ma che ero pronto a partire a un suo cenno.
      – Verrò insieme con voi domani, signore – egli soggiunse – se non vi dispiace.
      Camminammo di nuovo, per un poco in silenzio.
      – Cam – subito egli ripigliò – continuerà a lavorare qui, e andrà ad abitare con mia sorella. Il vecchio battello laggiù...
      – Vorreste abbandonare la vostra casa, signor Peggotty? – lo interruppi dolcemente.
      – Il mio posto, signorino Davy – egli rispose – non è più là. Se un battello è mai naufragato, dal tempo che v’era la tenebra sulla superficie dell’abisso, è proprio quello laggiù. Ma no, signore, no; non voglio che sia abbandonato; lungi da me questo pensiero.
      Camminammo di nuovo per un poco, come prima, e poi mi spiegò:
      – È mio desiderio, signore, che esso rimanga, giorno e notte, inverno ed estate, come è stato sempre, da che lei v’entrò la prima volta. Se mai i suoi passi erranti la riconducessero qui, non vorrei che la sua abitazione avesse l’aria di scacciarla, mi capite; anzi che tentasse d’attrarla più da presso, la invitasse a farvi capolino, a guardar a traverso la finestra, come un fantasma, forse, nel vento e nella pioggia, guarda il suo antico posto accanto al fuoco. Allora, forse, signorino Davy, non vedendovi altri che la signora Gummidge, potrebbe essere incoraggiata ad entrarvi, tremante; e forse si lascerebbe adagiare nel suo antico lettino, per riposare il capo stanco sul guanciale dove una volta dormiva sonni così tranquilli.


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David Copperfield
di Charles Dickens
pagine 1261

   





Peggotty Davy Davy Gummidge