Potevo non credergli? Avevo visto Steerforth carezzarvi e lusingarvi, tessendo le lodi di lei. Eravate stato il primo a dire il suo nome. Avevate confessato un’antica ammirazione. Vi avevo visto freddo e caldo, e rosso e bianco, mentre parlavate di lei. Che potevo pensare... che pensai? Che eravate un giovane libertino inesperto, caduto in mani molto esperte, le quali potevano guidarvi, se così volevano, per il vostro bene. Oh, oh, oh! Essi temevano ch’io scoprissi la verità! – esclamò la signorina Mowcher, uscendo dal parafuoco, e trotterellando su e giù per la cucina con le due piccole braccia levate disperatamente al cielo... – Perché io sono astuta... come potrei altrimenti girare il mondo?... E tutti e due mi ingannavano, e diedi alla povera ragazza disgraziata una lettera, l’origine, credo, dei suoi colloqui con Littimer, lasciato a bella posta qui.
Rimasi stupito alla rivelazione di tanta perfidia, e seguii con lo sguardo la signorina Mowcher che continuava ad andar su e giù per la cucina, finché non ebbe più fiato, e si sedé di nuovo sul parafuoco, e, asciugandosi il viso col fazzoletto, scosse il capo a lungo, senza muoversi più, e senza pronunziare più una sillaba.
– I miei giri in provincia – ella aggiunse finalmente – l’altra sera mi condussero a Norwich, signor Copperfield. Ciò che potei scoprire colà sui loro segreti viaggi qui, senza di voi... circostanza strana... mi destò il sospetto di qualche cosa di male. Presi ieri la diligenza di Londra, mentre traversava Norwich, e sono arrivata questa mattina.
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