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      Dopo aver fatto una o due sortite in suo soccorso, rese inutili dallo strano contegno dell’ombrello, che si metteva a saltellare come un uccellaccio, prima di farsi raggiungere, rientrai in casa, andai a letto, e dormii fino alla mattina.
      La mattina presto mi vennero a trovare il pescatore Peggotty e la mia vecchia governante, e andammo subito all’ufficio della diligenza, dove ci aspettavano per salutarci la signora Gummidge e Cam.
      – Signorino Davy – bisbigliò Cam, traendomi in disparte, mentre il pescatore Peggotty metteva il suo sacco fra i bagagli: – la sua vita è come infranta. Egli non sa dove vada; non sa ciò che l’aspetta; e parte per un viaggio che durerà per tutto il resto dei suoi giorni, siatene pur certo, se non troverà ciò che va cercando. Son sicuro che avrà in voi un buon amico, signorino Davy.
      – Fida su me – io dissi, stringendogli affettuosamente la mano.
      – Grazie, signore. Grazie di cuore. Un’altra cosa. Io guadagno abbastanza, sapete, signorino Davy, e ora non avrei modo di spendere ciò che guadagno. Tranne quel poco che mi serve per campare, il resto m’è inutile. Se voi poteste spenderlo per lui, lavorerei con più tranquillità. Benché, quanto a questo, signore – continuò con tono dolce e fermo – siate pur certo che lavorerò sempre come un uomo, e m’ingegnerò meglio che sarà possibile.
      Gli dissi che n’ero persuaso; e gli accennai che avevo la speranza di vederlo col tempo rinunciare alla vita solitaria che allora conduceva.
      – No, signore – egli disse, scotendo il capo: – per me è finita assolutamente.


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David Copperfield
di Charles Dickens
pagine 1261

   





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