Il vuoto che è in me non si riempirà più. Ma vi ricorderete del denaro, che sarà sempre in serbo per lui.
Promisi di ricordarmene, pur rammentandogli che il pescatore Peggotty godeva, per il lascito di suo cognato, una rendita modesta, ma sicura. Allora ci congedammo. E neanche ora posso lasciarlo, senza sentire una trafittura, ricordando il suo coraggio semplice e insieme il suo gran cordoglio.
Quanto alla signora Gummidge, mi sarebbe molto difficile descrivere la sua corsa al fianco della diligenza, mentre non guardava ad altro che al pescatore Peggotty sull’imperiale, a traverso le lagrime che si sforzava di reprimere, urtando contro i passanti che arrivavano dal lato opposto. È meglio quindi lasciarla seduta sui gradini della bottega d’un fornaio, senza più fiato, col cappello che non aveva più forma, e una scarpa a una certa distanza sul lastricato.
Alla fine del nostro viaggio, prima nostra cura fu di cercare un piccolo alloggio per Peggotty, dove suo fratello potesse avere un letto. Fummo abbastanza fortunati da trovarne uno, molto pulito e a buon mercato, sulla bottega d’un droghiere, lontano soltanto due vie dal mio. Appigionata la casetta, comprai un po’ di carne in una trattoria, e condussi i miei compagni di viaggio a prendere il tè in casa mia, la qual cosa, mi rincresce di dire, non andò a verso della signora Crupp, tutt’altro! Debbo osservare, però, a spiegazione del sentimento di quella brava donna, che fu molto scandolezzata nel vedere Peggotty, dopo neppure dieci minuti ch’era in casa, rimboccarsi la veste vedovile, e mettersi alacremente a spolverare la mia camera da letto.
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