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      Quest’atto fu giudicato dalla signora Crupp della massima libertà, ed ella non permetteva mai, mi disse, simili arroganze in casa sua.
      Il pescatore Peggotty m’aveva comunicato, durante il viaggio, una risoluzione che m’attendevo. Questa: che si proponeva di fare una visita alla signora Steerforth. Comprendendo esser mio dovere aiutarlo in questa impresa, e farmi mediatore fra loro due, cercando di non offendere, per quanto mi fosse possibile, i sentimenti d’una madre, le scrissi quella sera stessa. Spiegai, con la delicatezza che seppi maggiore, l’oltraggio fatto al pescatore Peggotty, e la mia parte nelle circostanze. Dissi ch’egli era di condizione umile, ma di carattere mite e nobile; e che m’avventuravo ad esprimere la speranza che ella non gli avrebbe rifiutato la consolazione di dargli udienza, nella sventura che lo accasciava. La pregavo di riceverci alle due del pomeriggio, e mandai io stesso la lettera con la prima diligenza della mattina.
      All’ora designata, noi stavamo alla porta – alla porta di quella casa, dove io ero stato così felice pochi giorni prima, e dove avevo goduto tanta fiducia e tanta cordialità; – a quella porta che d’allora in poi sarebbe stata chiusa per me, e che in quel momento mi sembrava una rovina desolata.
      Littimer non apparve. Si vide al cancello il viso più piacevole che aveva sostituito il suo, in occasione della mia ultima visita, e ci condusse, precedendoci, nel salotto. La signora Steerforth ci attendeva seduta. Rosa Dartle guizzò mentre noi entravamo, da un altro lato della stanza, e andò a mettersi in piedi dietro la poltrona della signora.


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David Copperfield
di Charles Dickens
pagine 1261

   





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